Luciano Funetta / Dalle rovine
Dalle rovine di Luciano Funetta (Tunué, 2016) è un romanzo che non ha più bisogno di presentazioni. Negli ultimi tempi – anche complice una certa candidatura al Premio Strega – la rassegna stampa sul suo conto ha speso centinaia di parole per raccontare la storia di Rivera, conturbante allevatore di serpenti in discesa libera verso il mondo tetro e misterioso della pornografia d’arte, in bilico tra la perdizione e una strana forma di ricerca personale. Riservato e taciturno, il protagonista di Funetta abita l’immaginaria città di Fortezza, e tra i tralicci di quel panorama desolato e una Barcellona seducente e illusoria il libro si snoda assistito da una narrazione sinuosa e violenta, che coinvolge antieroi e compagnie di spettri. Quello di Funetta, infatti, è a tutti gli effetti un lungo racconto di fantasmi, che solo di rado però li chiama davvero in causa: a partire dal noi collettivo che sposta continuamente il fuoco della narrazione (espediente sagace che tinge di furberia quest’opera), al mondo inverecondo ma oscuramente fiabesco dei personaggi che popolano la storia: affascinanti pornostar, primedonne incomprese, registi scellerati, sceneggiatori pornografici deliranti, oppressi, legati da insoliti destini. Funetta mette in piedi un universo che riflette l’incubo: un sogno lucido e terribile, che però si guarda bene dal cedere alla seduzione del linguaggio. La scrittura è misurata e non cede mai – lì dove potrebbe – alle fascinazioni dell’assurdo, del grottesco, del tableaux vivant sudamericano e dalle sue trappole. Certo è che da quella tradizione, Dalle rovine pesca moltissimo: non solo nelle ambientazioni, nella Spagna sregolata e umanissima di personaggi perseguitati da un male interiore, sventrati da un idealismo ferito, eppure ancora pieni di speranze; ma resta, in un certo senso, l’esordio di un italiano, per giunta molto giovane (classe 1986) che riconduce alla linea editoriale fortemente voluta da Vanni Santoni, per cui la lingua rappresenterebbe il cuore vivo delle pubblicazioni Tunué. I lettori di Funetta non sono certo quindi matricole della letteratura, e questo colui che scrive – che altri non è che uno di loro – lo sa: il viaggio che conduce dentro Dalle rovine è un’esperienza graffiante che destabilizza, e volente o nolente sollecita “lo spettatore” ad entrare in contatto con una sensorialità provocante e totale. Questo libro colmo di ombre e apparizioni parla una volta di più degli uomini e del loro tentativo di (ri)trovare una purezza perduta, o di abbandonarla per sempre. Che piaccia o meno, Funetta ha ideato un ‘romanzo del qualcosa’ in grado di perseguitare il suo pubblico, la ricetta collaudata che annovera tra i suoi ingredienti un tocco segreto, di cui forse non c’è bisogno di sapere fino in fondo il nome.
Questo libro è per me, ancora una volta, per ricordarmi il gusto della sorpresa, e per chi usa l’immaginazione per guidare la propria mano solitaria.
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.