Massimo Cuomo / Piccola osteria senza parole
«La brezza fresca sale dal fiume, il gusto del pesce gli punge la lingua e un rivolo di soddisfazione gli fluisce nell’anima: per come sente di aver comunque già trovato qualcosa, tutto sommato, in quel posto dimenticato da Dio che si chiama Scovazze. Storie e paesaggi, sapori e odori, persino degli amici, forse, sebbene sia complicato da percepire, piuttosto difficile da interpretare. Bronse cuerte le definirebbero qui: braci sotto la cenere. Come le parole nascoste dentro questa gente silenziosa».
Salvatore Maria Tempesta arriva nel paese di Scovazze, tra il Veneto e il Friuli, con due oggetti per lui fondamentali: un Paroliere e una fotografia strappata che ritrae una donna ai piedi di un campanile. Per un meridionale come lui non è semplice penetrare nella piccola comunità settentrionale in cui subito viene etichettato impietosamente ‘il terun’; meno che mai al Punto Gilda, un bar in cui vive indisturbata una certa fauna locale ricca di personaggi coloriti e leggendari che non di rado, tra una partita a Bestia e una bestemmia, non mancano di rivelarsi nelle proprie singolarità. C’è Carnera, gigante buono che non dorme da anni; la prosperosa Gilda che versa a tutti da bere, Perini detto Malattia – ex masturbatore di tori in un’azienda di tori e ora carnefice di galline in una polleria; ma anche Bruno Borìn, che aspetta il fatidico giorno in cui una delle slot-machine del bar gli restituiranno tutte le monete che negli anni ci ha infilato; o il ragazzo timido e silenzioso che, seduto in un angolo, segue le storie di tutti loro appuntando ciò che vede in un quaderno.
È lui il narratore di Piccola osteria senza parole (Edizioni e/o, 2014), in cui due mondi uguali e diversi – il settentrione degli scovazzesi e il meridione di Tempesta – imparano a capirsi mentre vicino a loro scorrono le partite dei Mondiali del ’94. Tra un gol di Baggio, una partita col Paroliere e una serie di avvenimenti spassosi, sarà il «maestro d’amore» del sud a rivelare il perché della sua venuta, non senza colpi di scena. Massimo Cuomo sa trascinare dentro il suo romanzo un lettore che non potrà fare a meno di ridere e di divorarne le pagine. Grazie ad un ritmo scattante, pieno di dialoghi e personaggi esilaranti, Piccola osteria senza parole è una piccola rivelazione, un libro da regalare agli amici a scatola chiusa.
Consigliato agli amanti delle letture tanto comiche quanto profonde.
Gaia Tarini