

«Guardo le cime degli alberi, in lontananza. Gli abeti dritti e severi, che non possono tremare. I boschi che conoscono le risposte. Boschi di pietra con le labbra serrate. Nostro padre adorava guardare la neve, ricordi? Ma dopo, dopo tutto quel tempo, nostro padre era diventato solo mio. Avevamo smesso di condividerlo, mi ero caricata sulle spalle tutto il peso della sua persona. Essere amata, essere molto amata, non conta neanche un attimo se non puoi avere l’amore di chi vuoi tu. Io e Ambra aspettavamo di sentirlo tornare, domandandoci sempre se avesse un regalo per noi. Minuscoli giocattoli componibili, opuscoli colorati rubati dalle sale d’attesa degli uffici».
A volte, il dolore è tutto quello che ci rimane di qualcuno. E ne abbiamo bisogno.
Gaia Tarini è nata a Perugia e vive a Roma. Nel 2019 ha curato la traduzione di Charmian London, Il libro di Jack London (Castelvecchi) e per anni ha tenuto sul sito di Barta la rubrica Colonna dell’invidia (?). Scrive su «minima&moralia» e «Limina», e fa parte della giuria delle Classifiche di Qualità dell’«Indiscreto». Per Barta sta curando la traduzione dell’intero ciclo dei Rougon-Macquart di Émile Zola.
I monti sono maestri muti; fanno discepoli silenziosi.
Johann Wolfgang von Goethe
L:isa Gelli, Piccolo corpo.
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