Yolaine Destremau / La casa di Cognac

YOLAINE DESTREMAU
LA CASA DI COGNAC
Traduzione di Marta Giusti
200 pp., b/n 
qzerty/qwerty, 7 
ISBN 978-88-98462-13-1 
13,00 euro
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condizioni per librerie / fumetterie

«Sai nuotare? Allora nuoterai».
Il diciottesimo secolo è in cammino, Richard Shaughnessy inizia. Il cuore nel mare, abbandona l’Irlanda e i desideri non suoi, s’imbarca, naufraga, muore, rinasce alle coste di Francia. E trovando l’amore, la famiglia, la sfida del commercio, scopre a Cognac anche la propria ossessione – fare di quel liquore miracoloso, nato per necessità di conservazione, vissuto per contrabbando, qualcosa di unico, che resti nel tempo, «fuoco d’artificio di note fruttate, bagliori fugaci di fiori secchi, di sottobosco muscoso, una punta di pepe, spezie, agrumi e albicocca». Sublime. Suo, come il cognome che porta.
Dal patriarca Richard e dall’invenzione del cognac origina una casa destinata a essere tra le più potenti del mondo: nonostante guerre, concorrenza, Borsa, scandali e i tradimenti, Shaughnessy, questo nome di «sopravvissuti, resuscitati ogni volta, per otto generazioni», sarà un marchio che rifulgerà «da New York a Ulan Bator». Grazie all’osservazione di alcune regole, ulteriore alchimia, «secondo un ordine che muta con gli anni». Nessuno Shaughnessy potrà mostrarsi «nemmeno un po’ brillo». Qualcuno di loro dovrà avere in cura il giardino di Saint-Trojan. Ognuno dovrà fare la propria parte per salvare l’unità della dinastia. E tutti, tutti, dovranno serbare il segreto della fabbricazione di un’ambrosia capace di curare il cuore e il corpo a sorsi di liquidi incendi.
Attraverso secoli tumultuosi, Yolaine Destremau tiene saldo il timone del racconto e, senza un solo tempo morto, conduce il lettore a sentire la stessa, inebriante ossessione degli Shaughnessy per quel liquore senza uguali, forse la loro unica possibilità d’amore.

Yolaine Destremau, dopo un’infanzia nomade tra l’Africa del Sud, l’Argentina e le estati in famiglia a Cognac, oggi divide la sua esistenza fra Parigi e Lucca. Per una decina d’anni è stata pittrice, poi si è consacrata interamente alla scrittura. Autrice di sette romanzi, tradotti in svariate lingue, con Barta ha pubblicato Le ribellioni (2015), la sua prima opera tradotta in italiano.

«Si dice che solo due cose si possano dare ai figli, radici e ali.
Le mie radici: i campi striati di vigneti, le chiese romaniche soffocate dal caldo, le estati infinite, i canti delle vendemmie, la vecchia casa, le mosche morte dietro i vetri, l’odore del falò, l’allegria dell’infanzia, i drammi dell’infanzia, i vecchi con la pelle di pergamena, le storie che raccontano, quelle che tacciono, la parte degli angeli, il mistero delle cantine, l’esigenza della qualità, il colore ambrato dell’acquavite nei bicchieri, il suo aroma potente e delicato, il silenzio quando la si assapora, la religione che la avvolge.
Le mie ali: le parole. La loro bellezza. La forza che hanno».

In copertina: Michael Carson, Blu (particolare).
© 2014 Michael Carson.
Grazie a Michael Carson per la generosa concessione.

Chi beve solo acqua ha qualche segreto da nascondere (Baudelaire).

Il primo bicchiere è per la sete;
il secondo, per la gioia,
il terzo, per il piacere;
il quarto, per la follia.
(Apuleio)

rece

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