Capitani (o miei capitani) coraggiosi
Come recita l’incipit dell’articolo gli studenti di Biloxi (Mississippi) quando torneranno dalle vacanze ad agosto troveranno una bella sorpresa. Come dev’essere la vita di uno studente al quale le vacanze finiscono in agosto? Per noi è l’agosto il mese della vacanza, il mese anti-industriale, il mese dei cantieri chiusi, delle code in autostrada. È il nostro ricordo degli anni Sessanta, dell’Italia potenza industriale. E come ogni ritirata dall’oppressione agosto è il mese di sfiniti incendi dionisiaci o di timide rincorse del pomeriggio in pineta. Invece ci sono studenti che abitano luoghi del mondo dove non esiste la Fiat e dove in agosto ricomincia tutto. Luoghi dove al posto della sospensione c’è l’accensione. Chissà come dev’essere la vita in quelle zone del pianeta.
E chissà come dev’essere frequentare una scuola come la Biloxi Junior Highschool, dove i professori hanno sfruttato la pausa estiva per riconoscere che gli armadietti del liceo, la parata di effetti-personali in rettangoli di metallo, somigliano a costole di libri e dunque, per sensibilizzare gli studenti alla lettura, hanno colorato ciascun armadietto proprio come se fosse la costola di un libro, trasformando di fatto il corridoio in un immenso scaffale di libreria. Una sorta d’invito alla lettura per lillipuziani. I miei professori avevano anch’essi l’aria sfinita di impiegati alla ricerca dell’agosto. Si trascinavano devastati o irosi per i corridoi, inseguendo una frustrante routine. I mentori si riconoscevano all’istante in quell’opacità: i loro occhi brillavano di vita, domandavano ancora qualcosa alla vita e a noi studenti. I miei professori non avrebbero mai dipinto i muri della scuola.
Non credo che a Biloxi la vita degli insegnanti sia una passeggiata. Se escludiamo la possibilità che uno studenti entri armato di fucile a ripetizione un lunedì mattina di aprile (perché morire fucilati da un proprio alunno in primavera è davvero oltraggioso e intollerabile) immagino il sottofondo ultraliberista che regola le assunzioni dei professori. C’è forse qualcosa in più che li spinge a questi entusiasmi; qualcosa in più del senso del dovere, dell’illusione di mantenere quel posto di lavoro per sempre e della forza calvinista, per così dire, a essere efficienti (molta parte dell’operazione è stata finanziata col contributo di privati e l’aiuto di volontari). C’è il senso dell’unione. La fraternità degli insegnanti contro le forze selvagge della Storia, che siano le politiche di deregulation o gli assalti armati per un’assurda legge sulla libertà di uccidere. Questi professori hanno l’uno l’altro. E tanto basta. Hanno il coraggio e la passione del proprio mestiere: nell’hotel vista abisso ha ancora più senso sfidare l’imponderabile. Certe volte vorrei che il nostro agosto non fosse anche il mio.
Filippo Polenchi