Catena umana catalana
I libri fluttuano. Come camminano i libri? Hanno passi, traiettorie, disegni impercettibili di strada da compiere? Si smaterializzano, forse. Hanno dimore sugli scaffali e poi spariscono e quando li ritrovi sono da un’altra parte, in un’altra casa, cosicché è chiaro: non esistono misuratori delle distanze colmate dai libri, ma soltanto il resoconto impassibile di chi prima li vede in uno scaffale e poi in un altro. Ma come si spostano?
Meccanismi quantistici li muovono nello spazio; onde di probabilità determinano l’eventualità di un loro spostamento, impercettibile e quasi involontario. Eppure i libri trovano sempre il modo di circolare. Si potrebbe quasi dire che c’è un fato nel loro essere “tascabili” ed è precisamente il destino che si è incarnato in questa catena umana. Accade a Barcellona, dove la libreria Nollegiu (che in catalano significa “Non leggete”) trasloca a cento metri di distanza. La vecchia sede non riesce più a contenere le emanazioni culturali del libraio Xavier Vidal e per traslocare sceglie la mobilitazione.
Più di 100 persone coinvolte, in una catena umana catalana, per passarsi libri di mano in mano tanto da colmare la distanza tra vecchia e nuova libreria. Vidal non è nuovo a questo tipo di imprese: il crowfounding è il suo pane, se ha messo insieme ingenti somme grazie al sostegno dei suoi appassionati clienti. Ed è singolare come la lettura, una delle attività che più hanno bisogno della solitudine, di una woolfiana stanza tutta per sé, riesca a essere così diffusamente sociale. È questo, forse, l’anello di congiunzione tra quell’isolamento indispensabile perché un libro inizi a parlare e il mondo, che chiede e reclama, ogni giorno, un tuo intervento. Ecco, l’intervento: cosa significa intervenire sulla società? Forse la risposta è questa: significa dare gambe ai libri, che di fiato ne hanno già abbastanza.
Filippo Polenchi