Club per signori
M’imbatto in questo articolo sui club di lettura per soli uomini, ma non c’è alcun pericolo antropologico, almeno credo. Nessuna rivendicazione del maschio, nessuna supposta predominanza di genere. Semmai c’è tenerezza e candida virilità; una specie di ritrovo per uomini dopo il lavoro, uno spazio di parole maschili che inevitabilmente è anche spazio affrancato alla vita familiare o anche solo a quella lavorativa. Insomma, una variante del calcetto del mercoledì sera. Il fatto che uno di questi club, poi, abbia come primo elemento di scrematura dei titoli la candidatura o meno dell’autore e del libro a un qualunque importante premio letterario è semmai indice di elevata qualità della discussione.
Eppure mi viene da chiedere: perché non fare davvero il calcetto del mercoledì sera? Del resto lo sport del goal è in qualche modo già territorio definito del maschio, anche se appunto esistono le squadre femminili. Tuttavia è acclarato che non possono disputarsi partite miste e dunque perché scegliere proprio la lettura, una di quelle attività che dovrebbero essere il più inclusive possibili, ecumeniche, transnazionali e dovrebbero ricevere tutta la promozione del mondo proprio su questi aspetti, perché scegliere la lettura per chiudersi in un circolo privato? In un club, appunto?
E poi c’è un altro dato, già suggerito al termine dell’articolo in questione. Se le donne riescono a immedesimarsi nei personaggi tanto maschili quanto femminili per gli uomini è assai più difficile partecipare empaticamente delle avventure di personaggi-donna. È una differenza di genere? Come se fosse una variante nella struttura ormonale? Immagino che la risposta sia negativa, che questa peculiarità sia solo culturale, che dipenda dal numero schiacciante di storie raccontate da uomini per uomini. Ma quindi come giudicare questi club? Rigurgiti maschilisti? Emanazioni del potere e del controllo di genere? Paradossali emancipazioni del club in quanto raffinato circolo di buone maniere e gusti finissimi dall’ambito esclusivamente femminile a uno anche maschile? Rimane insopprimibile, tuttavia, la necessità della lettura di sfondare i limiti del suo recinto isolato: dall’uno ai molti, dal singolo ai soci, dalla propria stanza a un club.
Filippo Polenchi