
Il bidone della mutua
E’ la Turchia del 2018, uno dei paesi che più ferocemente mostra il volto del potere; che licenzia e imprigiona oppositori, che invade territori stranieri nell’ammansito silenzio del resto del mondo (potenze occidentali), forte della sua funzione di “tappo” tra migliaia di poveracci in emigrazione violenta. Che dire? E vogliamo scrivere un altro post sulla bellezza dei libri, di fronte a queste atrocità, a quest’indifferenza, a questo ‘massimalismo’ che ci scarnifica i sogni? C’è bisogno di scrivere un’altra storia di libri salvati – dai netturbini di Ankara, stavolta, che nottetempo recuperano dal bidone dell’immondizia libri gettati da precedenti possessori – per essere sereni? Come fa il minimalismo a reggere il passo con quest’urgenza di realtà e di Storia che ci schiaccia?
Eppure c’è qualcosa da raccontare, oltre al belletto di un’azione giusta: c’è il mutualismo che è stato storicamente oppresso ma che rivive in queste microcomunità nate inopitatamente all’ombra dei palazzoni fatiscenti; la solidarietà delle piccole comuni disperate, che creano una biblioteca ‘pubblica’ (nel senso che l’accesso è libero e non certo voluta dalla pubblica amministrazione) con questi libri scartati. C’è qualcosa da raccontare fintanto che ci sarà qualcuno che, nell’immondizia di una sostanziale dittatura, sperimentano l’anti-intuitivo, appunto la comunanza, la condivisione. C’è qualcosa da raccontare fintanto che un senso di giustizia avrà a che fare coi libri.