Le vie del rimpianto sono infinite
Mai scrivere messaggi da sbronzi. Da qualche lessi che era in via di creazione una sorta di blocco-di-sicurezza delle tastiere, grazie al quale in certe occasioni di empatia umano-tecnologica, il telefono stesso avrebbe impedito all’improvvido ubriaco di spedire messaggi. Mai più reprimende tardive, pentimenti, rimorsi, umiliazioni auto-inflitte. Da in vino veritas ai freni inibitori ridotti durante l’ebbrezza sappiamo bene che dovremmo fermarci in certe occasioni. E invece, proprio allora, il piano inclinato sul quale rotola la biglia della figuraccia si mostra come una scorciatoia.
E se a scrivere sotto effetto di liquore fossero gli scrittori? O meglio: se avessimo l’occasione di intercettare qualche messaggio etilico di Philip Roth o di Samuel Beckett o di Borges (tempi tecnologici permettendo) cosa vi leggeremmo? Questo artista umoristico se l’è chiesto e ha disegnato le meravigliose illustrazioni che vedete qui. Vizi, idiosincrasie, irritanti abitudini, perfino tic stilistici sono messi alla berlina. Dall’egocentrismo di Roth alle poesie fluttuanti di Apollinaire; dalla contorta fantasia di Dahl allo spaesato temporeggiamento di Beckett. Ce n’è per tutti i gusti, in questo trionfo del rimpianto nel tempo medicale del post-sbornia.
Filippo Polenchi