L’inquietudine salverà il mondo
Privato e pubblico. Politico e intimo. Polarità e dualità: cessano ora la lunga e sfiancante battaglia di contrapposizione. La stanchezza della trincea. Etica estetica: cos’è necessario raccontare? Il piccolo che nasconde il grande? O l’immenso, nella cui cassa di risonanza arpeggia l’eco di miliardi di anni, di universi e galassie, di infaticabili processi di trasformazione molecolari? Un falso problema. La Terra ruota, vibra, scuote il brivido metafisico del passaggio: siamo incollati all’unica storia da raccontare.
Eppure niente è facile. Non ci vedo chiaro. Tra parole e cose il divorzio è consumato: non c’è terapia familiare che tenga. La vita spappolata in una miriade di frammenti. Dove il tuttoniente è contemporaneamente pieno e vuoto, è un pienovuoto dell’esistenza, ma all’inizio non c’è armonia, ma caos. Ci ha visto bene Ekaterina Panikanova, nome russo da emergenza psichiatrica: lei dice che questi quadri concettuali sono una messinscena dello schizofrenia moderna. L’irruzione dell’inquieto nella prevedibilità dei giorni.
Anche queste visioni sono assenzepresenze dell’umanoanimale. Lampeggiamenti di buio nel chiarore languido della pagina scritta. Il segno della nostra esistenza. Il quadro generale, il campo totale che era stato disseminato in molte altre storie senza significato e connessione, apparentemente fregi di nero nel computo delle sillabe. Si metta in scena la paranoia contemporanea, ma pur sempre a scopo di ricostruzione. Nell’oscurità dei pannelli librodisegni una luce aspira alla palpitazione: quella della ricomposizione, della comprensione. L’inquietudine salverà il mondo, lo sta già facendo.
Filippo Polenchi