Parole di un passato futuro
Dietro ogni parola una filologia, una storia spesso nascosta. È geologia da linguisti, ma non solo: da esploratori della nostra cultura e quindi del nostro tempo. Dietro ogni parola c’è una storia sedimentata e dinamica al tempo stesso. Un’origine, ecco, e poi un’evoluzione che spesso da quell’origine ha preso le distanze. A volte ci sono termini che dopo la loro comparsa scompaiono per decenni o per secoli e poi riappaiono nei contesti più attuali.
Chi ha inventato la parola “Yahoo”, come il motore di ricerca? Jonathan Swift. E “Twitter”? Chauser, quello dei Racconti di Canterbury. E “hipster”? Burroughs. E “radical chic”? E così via. Sono parole-mantra, che noi usiamo e ripetiamo senza conoscerne il significato o la nascita. In questo video assai divertente si passano in rassegna alcuni tra i più celebri lemmi della contemporaneità e si rintraccia la loro paternità scrittoria.
Oltre ai già citati trovano spazio “nerd”, “atomic bomb” (dello scrittore ottocentesco di fantascienza e fantastico H. G. Wells), “beep” (Arthur C. Clarke, quello che ispirò 2001 Odissea nello spazio), “freelance” (Sir Walter Scott), “bisexual” (Coleridge, il poeta della Leggenda del vecchio marinaio), “quark” (Joyce). La lista è gustosissima e assai comprensibile e inoltre impone una riflessione velocissima: quanto l’acume lessicale degli scrittori possa essere d’ispirazione. Quanto uno scrittore possa influenzare l’immaginario anche futuro. Quanto le parole di un libro possano essere le parole di una civiltà che ancora non esiste.
Filippo Polenchi