Pioggia propizia
Sono mandala metropolitani, benedizioni ai propri incontri, atti propiziatori che hanno bisogno di una reazione chimica, di una sorta di solvente che evoca per rivelarsi. Come nelle pratiche magiche non bastano l’attenzione, l’ingegno e la prodezza dell’apprendista stregone, ma è soltanto quando la casualità fa il suo ingresso fatale in scena che la formula trova la sua epifania, la sua manifestazione.
Sono strinate alchemiche, quelle che si consumano sui marciapiedi della città di Boston, cucinate da Mass Poetry (un collettivo di poeti e promotori della poesia). Il progetto, intitolato Raining Poetry, fa emergere poesie scritte sui marciapiedi della città con speciali inchiostri (biodegradabili assicurano), che soltanto la pioggia – o una secchiata d’acqua – rivelano. Il segreto, ancora una volta, è nel giusto reagente.
Chissà cos’avevano in mente gli amici del Mass Poetry. L’inciampo dello sguardo, la rottura della monotona litania dei passi strascicati, sensibilità poetica, performance, ridefinizione del dono della poesia. La poesia. L’esiliata dall’anagrafe letteraria di oggi. Eppure, secondo alcuni, la sola capace di traforare la crosta d’opacità delle sintassi condivise, delle parole utilizzate per formare il racconto del presente. Di fatto si può comprare una parvenza di poesia, una poesia che appare e scompare, per 22 dollari. Sarebbe bello vedere immobile una grande città atlantica per qualche minuto, durante una giornata di pioggia, con la gente ferma e a capo chino, a leggere i versi per strada, a ignorare i versi degli autobus.
Filippo Polenchi