
Quei gradi° di separazione
Come vorremmo il quadrato. La quadratura del cerchio. Un sogno, illudetevi pure, voi che ancora potete. La vita è così: un quadrato, un rettangolo, la forma addomesticata, la forma del rigore, dell’ordine, la probabilità che accada, la previsione. Le caselle degli scacchi sono quadrati. E invece, un lato storto. Inclinato. Il trapezio. L’imprevedibile ponderato. Nella casa protagonista di questo Coselli c’è una parete inclinata, sulla quale è stata affissa una libreria. Non ci si eleva più sui piedi, lo sforzo che sbianca le falangi, i tendini dei polsi tesi verso l’alto e le dita che ghermiscono l’aria come un’astinenza nell’apnea. Si tratta di un altro modo per arrivare ai libri. Non più cultura verticale, ma cultura obliqua. Trasversale. Ci si arrampica sulla libreria (che data l’inclinazione rende ogni suo scaffale un gradino) e si scalano i libri. Si raggiungono le vette. Prima non c’erano appigli. Ora sì. In Giappone, dove il mondo frana. E spesso si sgretola e s’affoga.