Risveglio di coscienza radicale
Non c’è parola razzista che possa essere convertita in una parola di tolleranza e pace. Questo sembra essere il motivo ispiratore dell’artista Ariana Boussard Reifel, che ha letteralmente sfasciato le maglie della sintassi razzista presente in un libro che s’intitola Rahowa! ed è un oscuro e oscurantista volume sulla supremazia bianca. Segregazione, intolleranza, mito della razza, violenza. Armi di tortura medievali per un laboratorio dell’odio. Libri clandestini, o forse no, animati da una sotterranea sicurezza di farla franca.
L’artista americana ha eviscerato, come un pesce malvagio, ogni singola parola che occupava la pagina del libro con un taglierino. Il risultato è un testo che assume un aspetto artistico, un alveare di carta, una pagina fantasma, scarnificata, della quale è rimasto soltanto un esoscheletro spettrale e affatto depotenziato. Rimane una carica perturbante in questo libro dal contenuto estratto: un sudario orrorifico.
Anche questo è cut-up, in fondo, ma di segno inverso. Se il prototipo ‘brevettato’ di William S. Burroughs tagliuzzava qua e là parole da strati di testi diversissimi l’uno dall’altro, allo scopo d’innescare una casualità che avrebbe rivelato imprevedibili, ma efficacissimi, accostamenti, qui non c’è esplorazione, perfino in specole impervie: qui l’azione di pulizia, ironica, sardonica nei confronti di un volume che della ‘pulizia’ vorrebbe essere il campione, è radicale, poiché ogni singola parola dev’essere rimessa in discussione. Effrazioni simboliche che riflettono (nel senso che rispediscono al mittente) un’altra violenza, che vorrebbe definire una sua supremazia. Esorcismo di forza, terapia d’urto, forse necessaria scossa per menti intorpidite.
Filippo Polenchi