Scommesse viaggiatrici
E così siamo intercettati dal Fato al bordo di un binario, un istante prima di far leva sul predellino e partire. Ma a quel punto siamo già in bocca al destino. I guai sono molto prima: quando si è esposti alla irriducibile sensazione di nudità e stupidità che ci coglie nell’imminenza di un viaggio. Pare che tutto il mondo vegli e giudichi la nostra decisione incosciente. Per tutti noi è così, ma di solito la conclusione è la medesima: una partenza.
I libri viaggiano. Esiste un portale, una comunità, una cospirazione d’eventi (chiamatela come volete) che si chiama Bookcrossing e che è stata creata per fare da centro nevralgico a un mondo di viaggi e scambi. È il principio autostoppistico applicato alla letteratura. È il furore sciamanico dell’into the wild che teme il digiuno e gli orsi ma non potrebbe sopportare l’immobilità. Anatomia dell’irrequietezza e che ci faccio qui?, ma pur sempre è l’ora di andare. Lo sconosciuto sulla panchina del parco coglie il libro che un’altra persona, altrettanto anonima come lui, ha posato qualche minuto prima o giorno prima e poi è sparita nella folla e allora quel libro è rimasto come traccia di un’esistenza. Arriva Anonimo #2, raccoglie il libro, si registra sul sito e scopre chi ce l’aveva prima.
Così poco basterebbe per sciupare la bellezza misteriosa e romantica dell’accadimento. Ogni incontro imprevisto nasce sulla delicatissima base instabile di un nulla di fatto. Pochi millimetri temporali prima o dopo e la benedizione dell’incontro sarebbe evaporata nella discreta luminescenza di un sogno. Come sarebbe bello se quei libri fossero semplicemente affidati all’incognita del loro viaggio; se non ne avessimo più traccia. Lasciarli anonimi in mano di anonimi, senza questa smania social che contagia ogni azione e attività dell’esistenza contemporanea.
Comunque inutile fare i soliti brontoloni retrogradi. Il mondo è questo, baby: bene abituarcisi. Vediamo invece i lati positivi dell’iniziativa, come la circolazione della lettura. Senza queste trovate la lettura sarebbe semplicemente la solitudine di qualcuno che si chiude in un mondo esclusivo e dà via al teatro del mondo. Com’è ambigua la natura della lettura. Chiede la solitudine mentale più estrema e spesso domanda un accompagnamento anche spaziale. Insomma, la lettura isola dagli altri. Nel proprio ricavo del mondo si allestisce un cinema delle ombre, ombre dei pensieri. Eppure grazie a questa solitudine si può tornare più rinfrancati nel mondo e dagli altri.
Ci sono! La lettura alla fine c’entra poco. Quello che emerge è la voglia di condividere. La voglia di fare un cinema della lettura, di riappropriarsi di una tradizione orale, di una veglia ecco: di falò per arginare i demoni. Dev’essere questo. Per forza. Questo o il fatto che non riusciamo a starcene per conto nostro per più di qualche minuto. Sì, dev’essere così per forza.
Filippo Polenchi