Tornelli librari
Piccola nota personale: questo è il 100esimo “Coselli”. Fine celebrazioni. Già in altra occasione abbiamo parlato di un’iniziativa rumena che rendeva gratuite le corse in autobus purché il passeggero leggesse. Stavolta la trovata è di altra geografia, amazzonica e tropicale, pluviale e condizionata: la svolta popolare della lettura brasiliana, infatti, prevede che il passeggero metropolitano, nel senso di usufruttuario della subway, possa oltrepassare senza biglietto i tornelli. A patto, tuttavia, di possedere un libro “speciale” che al suo interno contiene un codice a barre altrettanto esclusivo il quale sostituisce il biglietto.
Scelta eminente questa carioca: incitamento alla lettura, di fatti svoltosi durante la Giornata di promozione del libro, e che ha per fortuna raccolto svariati consensi e moltiplicazioni di azioni similari. Torna sempre alla gola il rigurgito di colui al quale dicono che dovrebbe baciare la terra dove camminano i suoi governanti perché gli hanno dato lavoro e quel tizio sempre pensa di rispondere che bacerà tale terra solo quando i governanti faranno politiche sensate di promozione della cultura, ma, ehi, questo non è un mondo perfetto e chiunque dotato di senno lo capisce. Perciò bisogna soltanto applaudire la scelta del Brasile.
Che poi vivo in una città senza metropolitana, ma capisco il fascino – dal quale sono esiliato – di abitare il poema transitante dei sotterranei ferroviari e ovunque sia stato e abbia dovuto prendere un metro ho visto persone che scavalcavano tali tornelli e s’intrufolavano furtivi per corridoi e budelli di piastrelle. Chissà se anche costoro leggono. Chissà che non possano pagarsi il biglietto perché hanno già comprato un libro. In un romanzo la giovane messicana Valeria Luiselli racconta di Ezra Pound che in metropolitana vide un amico scomparso e scrisse una poesia troppo lunga che decise di scorciare tornando sempre sui suoi stessi passi, sempre nella stessa Linea 1 di New York.
I libri aprono le porte della viabilità urbana, da oggi, ma da sempre sono stati scritti anche là sotto, in quel sottosuolo futurista e rombante al quale non posso accedere, ma state sicuri che se affondassi nel ventre della città con lo scopo vermesco di attraversarla per lavoro o per svago, ecco state sicuro che fantasmi ne vedrei anch’io, giacché se devo scegliere tra libro e biglietto io cammino.
Filippo Polenchi