Una vita non mia | Olivia Sudjic
«Sai dirmi la differenza», mi ha chiesto scaltro il cielo quando sono uscita e l’ho rivisto, «tra un’alba e un tramonto?».
Personaggio carrolliano sprofondato nel nostro presente multimediale e incerto, Alice Hare (il nome è di certo un omaggio alla bambina cui Lewis Carroll mise in bocca indovinelli simili a questo, e al suo Paese delle Meraviglie) è una ventitreenne che vive a Londra con la soffocante madre adottiva, che per tutta la vita le ha negato la verità sulle sue vere origini, costringendola a sviluppare una sua personale versione delle cose. Determinata a scoprire la propria identità, Alice parte per New York, dove l’aspetta Silvia, la nonna acquisita, che sta per essere sconfitta dal cancro nel suo appartamento in Amsterdam Avenue. Ma è proprio in quel momento che incontra Mizuko Himura, giovane e affascinante scrittrice più grande di lei, con la quale condivide l’amore per il Giappone, le sostanze psicotrope e la tendenza a enfatizzare rapporti amorosi sbagliati e laceranti. L’incontro è decisivo per lei, laureata in filosofia ma innamorata della fisica, secondo cui la relazione che pian piano nasce tra lei e Mizuko non è altro che uno specchio (come quelli che Carroll tanto amava) della supersimmetria, cioè l’ordine prestabilito degli eventi che non lascia spazio al caos; quella relazione, cioè, che viaggiando sui binari di un ambiente tecnologico e frenetico, incoraggia a tirare fuori il nostro lato più aggressivo e nero. Quella di Alice inizia ben presto a rivelarsi infatti come un’ossessione: scivolare nella vita di Mizuko, che è sfuggente come un pesce ma al tempo stesso dipendente dalle sue attenzioni, è il canale che le permette di specchiarsi (di nuovo) in una vita non sua, ma di crederla a tutti gli effetti tale. Il mondo parallelo dei social network e della nostra mente ormai contagiata dal loro effetto sulle relazioni e sulle persone, è ciò che la condanna e la spinge in un vortice di bugie e stratagemmi, alla cui base sembra sopravvivere un costante e disperato bisogno d’amore.
Una vita non mia (Minimum Fax, 2017) è un racconto del tentativo morboso dell’umanità di adattarsi a questo mondo multiforme che invade i pensieri e influenza il cuore; ma anche la dimostrazione che è necessario immergervisi per trovare nuovi spunti, per amare come ce lo chiedono i tempi, venendo a patti con le nostre menzogne e le nostre angosce. Olivia Sudjic, scrittrice giovanissima e mostruosamente brava, illumina il suo libro con una scrittura densa e intelligente, trascinandoci in un universo che cerca con testardaggine quasi disperata l’equilibrio tra le morbose fascinazioni della tecnologia e gli anacronismi dell’amore. Un romanzo magistrale che inquieta, stravolge e commuove, sollecitando il nostro sistema nervoso e la nostra compassione.
Questo libro è per chi ha amato la New York dei film di Noah Baumbach e i romanzi di Nell Zink. E per chi sogna di trovare il coraggio di gettare il proprio computer nell’acqua, alla ricerca di nuovi e sorprendenti finali.
Voto: •••••