Vetrina umana libraria: il mostro si mostra
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Il lettore si mostra, che è come dire che il mostro si mostra. E allora panem et circenses a chi si ciba di altri spettacoli e non è più abituato a quello della lettura. Nell’ultimo romanzo di Tommaso Pincio, Panorama, il protagonista è Ottavio Tondi, un lettore di professione che in virtù del suo fiuto letterario diviene una celebrità. Presto anche il suo corpo viene triturato dalla macchina spettacolare che necessita di trasformare tutto in intrattenimento e così Ottavio si esibisce per platee affollate nella cosa che sa fare meglio: leggere. In scena è piazzato un divano, il suo divano, e lui siede sul divano e legge. In silenzio. Immaginate il teatro completamente avvolto nel silenzio per due ore e passa. Un tizio che legge seduto sul proprio divano e non parla. Immaginate qualcosa di più antispettacolare?
In questa libreria canadese si offrono sconti sul prezzo del libro se gli acquirenti accettano di leggere per 15 o 30 minuti in vetrina. Esposti al passaggio, agli sguardi degli altri; messi in scena sul proscenio stradale questi lettori si espongono al pericolo degli occhi. Negli ultimi anni è molto cambiato il ruolo del lettore anche nel processo creativo della macchina-libri. Ci sono intere fanzine, in giro per le piattaforme della rete, che lasciano al lettore una libertà combinatoria tipica di quella che il compositore lascia all’esecutore.
Credo che l’assunto di partenza possa suonare così: la lettura è in crisi, perché la lettura è un’attività tipicamente solitaria, ergo coinvolgiamo in un lavoro-di-gruppo i lettori. Rendiamoli spettatori e attori al tempo stesso. Rendiamoli autori e lettori. Lasciamo che lo sguardo della loro mente funzioni come quello dello scienziato quantistico, che modifica il comportamento di un particella semplicemente osservandola. Tuttavia credo che il problema permanga – benché queste sperimentazioni mi eccitino – e cioè che le persone non leggono. O meglio: la loro lettura è interferita da un rumore bianco d’informazione che distrae e fa perdere tempo prezioso. E poi: quali sono le priorità del poco tempo libero che abbiamo ora? Leggere? In solitudine per giunta?
Tuttavia questa iniziativa canadese fa riflettere proprio sul lettore. Se è vero che non è certo illudendolo di essere uno scrittore (almeno non come lo scrittore è di fatto scrittore del libro) che lo resusciteremo, è altrettanto vero che sarà solo coinvolgendolo che potremo sperare di conoscerlo e di raccontargli una storia bellissima, quella di chi si mette fra parentesi per qualche minuto o qualche ora e legge. E per coinvolgerlo credo che perfino metterlo in mostra, raccontare al passaggio della strada che esiste anche questa vetrina umana, sia un buon punto di partenza. Perché una cosa è certa, anzi due. La prima è che nessuno sguardo è inosservato. La seconda è che nessuno sguardo lascia inalterato ciò che si è guardato. O visto.
Filippo Polenchi